Florence Nightingale e l’Italia

Secondo Thomas Stearns Eliot: “Il tempo presente e passato sono entrambi presenti nel tempo futuro e il tempo futuro contiene il tempo passato”.

Non c’è nulla di più attuale di questa frase del Premio Nobel per la Letteratura per introdurre Florence Nightingale, fondatrice dell’Infermieristica moderna, di cui si celebra, nel 2020, il bicentenario della nascita, in contemporanea con l’Anno internazionale dell’Infermiere.

Un anno voluto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dai suoi partner per celebrare in tutto il mondo il lavoro degli infermieri, evidenziare le difficili condizioni che devono spesso affrontare, sostenere un aumento degli investimenti nella forza-lavoro infermieristica. Cosa su cui l’OMS sollecita tutti i Governi con alcuni messaggi-chiave che riguardano la professione nell’ottica di un miglioramento complessivo dell’assistenza a livello globale.

Investire in più servizi guidati da infermieri che consentano loro di lavorare al massimo delle proprie potenzialità.

Impiegare più infermieri specializzati. Rendere gli infermieri centrali per l’assistenza sanitaria di base, fornendo servizi e supervisionando gli operatori sanitari della comunità.

Supportare gli infermieri nella promozione della salute e nella prevenzione delle malattie. Investire nella leadership infermieristica.

Un vero e proprio dejà vu pensando a quello che Florence Nightingale ha elaborato, dimostrato e insegnato in una professione che, dal suo agire in poi, è cresciuta costantemente dal punto di vista organizzativo, programmatorio, assistenziale, manageriale, accademico e clinico-assistenziale, attraverso il rinforzo disciplinare.

Il 12 maggio 2020, la città di Firenze, luogo di nascita di Florence è diventata così simbolicamente la città mondiale dell’Infermieristica. L’Italia tutta rappresenta idealmente la culla di Florence, non solo dal punto di vista geografico, ma in quanto foriera di esperienze e stimoli culturali e professionali.

L’iniziativa intrapresa dalla Federazione Nazionale Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI) di dare alle stampe questo volume rappresenta quindi un momento molto importante di questa celebrazione che coinvolge tutti gli infermieri del mondo e che, nel nostro Paese, ruota attorno alla presentazione di questo libro: “Florence Nightingale e l’Italia”, per dare evidenza, anche con dati e notizie ancora inedite, a questo fortissimo legame.

Florence Nightingale, figura determinata e controcorrente, è stata ed è tuttora fonte d’ispirazione e di discussione in ambito infermieristico e non solo.

Attraverso l’utilizzo del metodo statistico ha ottenuto grandi risultati: l’organizzazione logistica delle strutture ospedaliere, l’organizzazione dei reparti, la gestione degli ospedali militari e da campo… Tutto è cambiato grazie a lei.

Nella guerra di Crimea, la sua capacità statistica e intuizione clinica, oltre che l’attenzione

verso un’assistenza sistematizzata, abbatterono la mortalità dei soldati inglesi grazie all’igiene e alla prevenzione dal 47 al 2 per cento.

L’attitudine alla discussione delle ipotesi e la grande attenzione ai processi correlati agli esiti documentabili scientificamente hanno portato Florence ad attribuire grande importanza alla formazione infermieristica e alla relativa leadership che questa ha saputo conquistarsi.

Fu proprio lei a gettare le basi scientifiche per la nascita e lo sviluppo del Nursing, così come tuttora noi infermieri lo intendiamo, studiamo e viviamo.

L’infermiere oggi è un professionista della salute al quale ogni cittadino si rivolge in un rapporto diretto, confidando nell’opportunità di ricevere un’assistenza professionale, supportata da evidenze, appropriata e personalizzata.

Sono concetti, questi, che Florence Nightingale aveva già realizzato nei fatti fin dall’Ottocento ed è qui che “il futuro contiene il passato”, per riprendere Eliot. Florence Nightingale è un’infermiera che, nel passato, stava già vivendo un futuro che noi, negli ultimi 25 anni, abbiamo disegnato e stiamo realizzando. E che, ispirati proprio da chi ha aperto la strada in un modo così dinamico e innovativo alla nostra professione, vogliamo proseguire, consolidare e sviluppare ancora, nell’immagine che le idee di oggi possono, anzi, devono dare, per diventare la realtà di domani.

Florence Nightingale, in Turchia, contrasse la cosiddetta “febbre di Crimea” e non si riprese mai totalmente. Dovette rimanere a letto dai 38 anni fino alla morte, ma ciò non costituì un ostacolo per portare avanti la sua opera umanitaria e scientifica per altri decenni. Durante la guerra, come quando era bambina, aveva annotato molte cose che le servirono per gli studi di Epidemiologia.

Scrisse vari testi adatti alle persone con scarse risorse che non potevano avere grande accesso alla Medicina, con raccomandazioni alla portata di tutti, e ricevette la visita di politici e personaggi importanti, che chiedevano consigli su temi di salute pubblica e funzionalità degli ospedali.

A 87 anni Florence divenne la prima donna a ricevere l’Ordine di Merito del Regno Unito.

Le sue conoscenze di Scienza e Matematica furono senz’altro fondamentali per ottenere tutti i meriti che le vennero attribuiti, ma furono il suo impegno sociale e lo spirito solidaristico a ispirarla a metterli in pratica. Per questo, il giorno della sua nascita, il 12 maggio, è la Giornata Internazionale dell’Infermiere. Ricorrenza istituita dall’International Council of Nurses (ICN) nel 1965 per ricordare la donna che aiutò migliaia di persone a metterci il cuore e la testa in questa nobile professione. Per celebrare la più nota fondatrice della nostra professione.

Di Florence Nightingale è stato già scritto tanto, soprattutto all’estero, dove spesso è più famosa e considerata di quanto non lo sia nel nostro Paese, che pure le ha dato i natali. Proprio per questo c’era bisogno – e questo volume lo fa – di far conoscere non solo la sua vita e le sue opere, ma anche il fatto che il suo rapporto con l’Italia non è si è limitato alla nascita fiorentina: è costellato di viaggi e soggiorni anche professionali che hanno caratterizzato non solo la sua vita, ma l’organizzazione dell’assistenza nel nostro Paese.

Florence ha amato l’Italia così come la amavano i suoi genitori, che hanno fatto in modo di far nascere qui le loro due figlie: Florence, appunto, a Firenze, e Parthenope, la maggiore, a Napoli. Ma il suo non è stato solo un “amore” dei luoghi, è stato anche un “amore” professionale, con la partecipazione attiva in giro per lo Stivale per l’organizzazione di un’assistenza migliore.

Di Florence Nightingale leggerete tutto in queste pagine, importanti per la nostra professione e per la sua nobile storia perché il futuro si costruisce grazie alla conoscenza e alla consapevolezza del passato. Ma sul solco di ciò che lei faceva ogni giorno nella sua attività, con la prospettiva di un costante miglioramento, vorrei disegnare quel che ci aspetta non tra decenni, ma, mi auguro, di qui a pochi anni.

La professione ha raggiunto vette alte per l’Infermieristica che proprio Florence aveva immaginato. Ora è necessario crescere ancora.

Di fronte abbiamo uno sviluppo che, per naturale evoluzione epidemiologica di una società che invecchia, e in cui sono sempre più presenti cronicità, non autosufficienza e fragilità, pone gli infermieri come i professionisti d’elezione per assistere i cittadini e gestire i servizi, con azioni sempre più competenti e responsabili in termini assistenziali, progettuali, manageriali e formativi.

E questo anche grazie a un percorso che non può esaurirsi con la laurea, ma deve andare oltre, per garantire e confermare la capacità e le possibilità proprie della professione infermieristica, sia pure in un modello multidisciplinare di assistenza.

I nostri obiettivi (di cui Florence sarebbe sicuramente orgogliosa e che sono anche le chiavi di sviluppo indicate dall’OMS come garanzia della copertura sanitaria universale) sono la realizzazione e l’istituzionalizzazione, a livello nazionale, di quei modelli già effettivi a livello internazionale e che, nelle Regioni virtuose, sono di fatto già funzionanti secondo quanto descritto dalle analisi dei maggiori Centri di ricerca italiani, dalla costante e profonda evoluzione nei settori scientifico, epidemiologico, demografico, tecnologico, formativo-professionale e dallo sviluppo dei processi assistenziali e dei modelli organizzativi in ambito sanitario e socio-sanitario.

Parlo delle specializzazioni degli infermieri, dello sviluppo di strutture a bassa intensità di cura (ospedali di comunità, reparti a gestione infermieristica, percorsi domiciliari di proattività e presa in carico grazie all’infermiere di famiglia, ambulatori infermieristici, percorsi in aree specifiche come wound care, accessi vascolari, stoma care ecc.), ad alta intensità di cura (Pronto soccorso con trattamento infermieristico dei casi minori, mezzi di soccorso avanzati infermieristici in emergenza urgenza ecc.), permettendo un maggiore raccordo tra ospedale e territorio, abbattendo le liste di attesa e consentendo di venire incontro a un maggior numero di bisogni dei cittadini.

Senza mai dimenticare, come il Papa ci ha di recente detto in udienza, che la guarigione “non è solo fisica (…). È semplice il gesto, ma lo porta su, si sente accompagnato, sente vicina la guarigione, si sente persona, non un numero. (…) Stando con i malati ed esercitando la vostra professione, voi stessi toccate i malati e, più di ogni altro, vi prendete cura del loro corpo”.

Legato al tema delle specializzazioni c’è un ulteriore elemento da considerare, quello dell’infungibilità della professione infermieristica. L’infungibilità legata alla specializzazione infermieristica parte dalla necessità di un coordinamento trasversale dell’assistenza che richiede nuovi ruoli (già individuati nelle aree specialistiche descritte nella bozza di accordo Stato-Regioni), dalla necessità di nuove norme concorsuali più mirate e appropriate, dalla necessità di nuovi riconoscimenti contrattuali, per offrire ai nostri cittadini professionisti messi nelle condizioni di sviluppare a pieno uno specifico ambito assistenziale, senza timore di perdere competenze ed expertise.

Una crescita professionale estremamente rapida e importante, necessaria e impegnativa, sul modello di quella che ha caratterizzato la vita in continua crescita professionale di Florence Nightingale, dedicata all’Infermieristica e all’assistenza prima di qualunque altra cosa.

Una sua frase famosa, utilizzata spesso, ma non nella sua interezza, dice che: “l’assistenza è un’arte; e se deve essere realizzata come un’arte, richiede una devozione totale e una dura preparazione, come per qualunque opera di pittore o scultore; con la differenza che non si ha a che fare con una tela o un gelido marmo, ma con il corpo umano il tempio dello spirito di Dio. È una delle Belle Arti. Anzi, la più bella delle Arti Belle”.

Uno spirito che ognuno di noi dovrebbe avere come obiettivo, come traguardo da raggiungere nella professione non solo per la nostra crescita personale, ma anche per la ragione che ci ha portato a essere infermieri: l’incontro e la relazione con l’altro, tenendo la Scienza e la Deontologia in una mano e l’Etica umana nell’altra.

Gli infermieri sono una professione con un nobile passato che guarda al futuro, e rispetto al futuro dell’assistenza e del Servizio sanitario nazionale chiedono a tutti gli attori, la politica in primis, una coerente assunzione di responsabilità.

Guardiamo al futuro nel rispetto e con l’insegnamento di un passato nobile, che, precorrendo i tempi, come nel caso di Florence Nightingale, ha dimostrato la capacità dell’Infermieristica di modellare l’assistenza, di gestirla e di indirizzarla verso prospettive e soluzioni che, ai tempi, sono state riconosciute dopo anni e anni dalla loro enunciazione, ma che oggi vorremmo, anzi vogliamo, siano fin da subito sperimentate e istituzionalizzate.

Tutto questo con l’immagine di chi ci ha preceduto e ha tracciato il solco della crescita professionale.

Ho aperto con una citazione di Eliot e vorrei chiudere con un’altra citazione, questa volta di Confucio, che dà il vero senso del nostro lavoro e di questa iniziativa, rendendo evidente l’importanza di queste pagine: “L’avvenire è la porta, il passato ne è la chiave”.

Apriamo quindi la porta dell’avvenire. Anche, e soprattutto, nel nome e grazie all’insegnamento e al modello di Florence Nightingale.

Tratto integralmente dalla prefazione del libro a cura della Presidente Dr.ssa Barbara Mangiacavalli.

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